Temistocle, Vienna, Cosmerovio, 1701

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 PALMIDE
 
 PALMIDE
 
    Regi affetti, ove tendete?
 Dolci amori, a che penate?
 
    So per chi, se ben nol dite,
 voi languite.
305S’egli è degno, a che tacete?
 S’egli è vil, perché l’amate?
 
 Palmide, ah dove abbassi
 l’orgoglio del tuo sangue?
 Un esule, un ramingo
310è l’oggetto ove aspiri? Eh! Che il suo nome
 val più regni e più scettri.
 La sua miseria è colpa
 de la sua gloria; or la sua gloria stessa
 con vicende d’onore
315grande il fa ne la Persia e nel mio core.
 
 SCENA II
 
 CAMBISE e PALMIDE
 
 CAMBISE
 Palmide, oh dio!
 PALMIDE
                                 Cambise.
 CAMBISE
 La vittima tu sei
 d’una cieca ragion.
 PALMIDE
                                     Come?
 CAMBISE
                                                     Artaserse
 il suo sangue real nel tuo deturpa.
320Temistocle è tuo sposo.
 PALMIDE
 Mio sposo?
 CAMBISE
                        A vicin rischio
 si dee pronto rimedio.
 PALMIDE
 Mio sposo?
 CAMBISE
                        Sì, che far degg’io? Che pensi?
 PALMIDE
 Ubbidire e tacere a noi conviensi.
 CAMBISE
325Ubbidir?
 PALMIDE
                     Questo è ’l primo
 debito de’ vassalli.
 CAMBISE
                                     A che t’infingi?
 Freme il tuo cor d’un sì vil nodo. Il volto
 smente i tuoi detti e che io li sciolga ei chiede.
 Principessa adorata,
330nel mio zel, nel mio braccio abbi più fede.
 PALMIDE
 Se l’onor d’un tal nodo
 fosse ora tuo, rubella
 mi vorresti al tuo re?
 CAMBISE
                                         Giammai la Persia
 me non ebbe nemico.
 PALMIDE
335Né giammai vincitor.
 CAMBISE
                                          Questa fu sorte.
 PALMIDE
 Virtude e non fortuna è l’esser forte.
 CAMBISE
 Io nacqui grande, ei vile.
 PALMIDE
                                                Il re ne apprezza
 il cor, più che i natali.
 CAMBISE
                                          Ei l’alzi ancora
 dal tuo letto al suo regno. (Con voce sdegnosa)
340Quando Palmide l’ama, ei già n’è degno.
 PALMIDE
 Palmide ancor non l’ama. (Imperiosa)
 Ma se tal di Artaserse
 fia la legge e ’l desio,
 avrà, non vil mio sposo,
345ciò che a te negherei, l’affetto mio.
 CAMBISE
 
    Ama e disama
 ciò che più brama
 e meno deve il cor.
 
    Non è il più giusto ognora
350in cor di donna amor.
 
 SCENA III
 
 PALMIDE ed ARTASERSE
 
 ARTASERSE
 Palmide, non è poca
 tua gloria e sorte mia che dal tuo assenso
 il destin de la Persia e ’l mio dipenda.
 PALMIDE
 Tutto il mio re da un cor vassallo attenda.
 ARTASERSE
355Necessario al mio regno
 di Temistocle è ’l braccio.
 PALMIDE
                                                 Egli ti deve
 quant’ha vita e grandezza.
 ARTASERSE
 Non basta ancor. Desio
 che in Palmide ei mi deva un maggior bene.
360Tuo sposo ei sia; né l’imeneo ti sembri
 o disuguale o strano.
 Lo alzerò sopra quanti
 mi son vassalli; il farò grande e degno
 del tuo amor, del mio sangue.
365Farò sì che la Persia
 tutta l’invidi e ch’ei
 sovra di sé non miri,
 fuor che il solo suo re, fuor che gli dei.
 PALMIDE
 (Siete in porto, affetti miei).
 ARTASERSE
370Palmide, non rispondi?
 PALMIDE
 Nel mio tacer leggi il mio core. Inchino
 ne’ cenni di Artaserse il mio destino.
 ARTASERSE
 
    Bocca bella,
 tuoi cari dolci accenti
375han consolato un re.
 
    E poiché tu vi assenti,
 la gloria e la vittoria
 combatterà per me.
 
 SCENA IV
 
 TEMISTOCLE e detti
 
 TEMISTOCLE
 Sire, de’ tuoi soldati entro del core
380si è diffuso il tuo amore.
 Fuggo da’ loro applausi e a te qui giungo.
 ARTASERSE
 E opportuno ci giungi.
 Sediamci. (Amici or m’arridete, o fati). (Si portano tre sedie. Artaserse siede nel mezzo, Palmide alla destra e Temistocle alla sinistra)
 PALMIDE
 (Consolate speranze).
 TEMISTOCLE
                                          (Occhi adorati).
 ARTASERSE
385Temistocle, finora
 è minor quanto feci
 di tua virtù. Vo’ che tu meglio intenda
 quanto t’ami e ti apprezzi il cor reale.
 TEMISTOCLE
 Ciò che ti devo è al tuo poter già eguale.
 ARTASERSE
390Ciò che ti diedi ogn’altro,
 che abbia scettro minor, darti potea.
 Più ti deve Artaserse e già tel rende.
 PALMIDE
 (Gioie eterne del cor, chi ben v’intende?)
 ARTASERSE
 Ecco Palmide, o duce;
395ella ad Idaspe è figlia,
 che fu a Serse germano, a me fu zio.
 TEMISTOCLE
 (Qual sia lo sai, cor mio).
 ARTASERSE
 Ma ’l minor de’ suoi vanti è ’l regal sangue;
 qui vedi, in questo punto
400io t’offro la sua destra, ella il suo core.
 Tua la rende la gloria.
 PALMIDE
                                          (E tua l’amore).
 ARTASERSE
 Ella sia tua consorte.
 TEMISTOCLE
 Oh ciel! Per sì gran sorte
 son fra’ re? Son fra’ numi? Ah lascia, o sire, (Si leva d’improviso, s’inginocchia e bacia la mano ad Artaserse)
405che a’ piedi tuoi su la real tua mano
 bacio di gioia e di rispetto imprima.
 ARTASERSE
 Sorgi. Così gli eroi virtù sublima.
 TEMISTOCLE
 Principessa, a me basta
 l’onor d’esser tuo servo. A te si deve
410altra sorte, altro sposo.
 Di Temistocle il core è picciol regno.
 PALMIDE
 Quel che approva Artaserse, è già ’l più degno
 TEMISTOCLE
 Dopo Palmide, ancora
 lieto non son; chi ’l crederebbe? Il meglio
415manca a la grazia.
 ARTASERSE
                                    Parla;
 qual è?
 TEMISTOCLE
                 La gloria aver del meritarla.
 ARTASERSE
 Facciasi per tua pace; ecco ti chiedo (Fa cenno a Temistocle che di nuovo si assida e Temistocle ubbidisce)
 la tua, la mia vendetta. Abbiam nemici.
 È vantaggio commun la lor ruina.
420Dal tuo valor l’attendo.
 Ti chiedo un benefizio e in un tel rendo.
 TEMISTOCLE
 Più non si tardi. E dove,
 dove ho da volger l’ire?
 Qual rubel dee punirsi?
425Qual nemico domar? Qual mi conviene
 strugger misera terra,
 ostil sangue versar?
 ARTASERSE
                                       Quello di Atene.
 TEMISTOCLE
 Quello?...
 ARTASERSE
                     Sì, quel di Atene.
 Empia gente, a te ingrata, a me nemica.
430Gente rea de’ tuoi mali e de’ miei sdegni.
 Là, perso duce e cittadino offeso,
 l’armi e i colpi rivolgi e falle, invitto,
 il gastigo sentir del suo delitto.
 TEMISTOCLE
 Tutto ristringo in brevi accenti il core.
435Signor, mia patria è Atene.
 ARTASERSE
 La patria al saggio è dove trova il bene.
 TEMISTOCLE
 Il retto oprare è ’l vero ben del saggio.
 ARTASERSE
 Ingiusto è forse il vendicarsi?
 TEMISTOCLE
                                                        È vile.
 ARTASERSE
 La sconoscenza è più viltà.
 TEMISTOCLE
                                                  Non ponno
440i benefizi tuoi
 o trovarmi un ingrato o farmi un empio.
 ARTASERSE
 (O fermezza!)
 TEMISTOCLE
                             (O destino!)
 PALMIDE
                                                      (O core, o esempio!)
 ARTASERSE
 Ami Atene anco ingrata?
 TEMISTOCLE
                                                Io le son figlio.
 ARTASERSE
 Ti scacciò dal suo core.
 TEMISTOCLE
                                            E ’l mio posside.
 ARTASERSE
445Vuol rapirti la vita.
 TEMISTOCLE
                                      E a me la diede.
 ARTASERSE
 Dunque un don mi ricusi?
 TEMISTOCLE
                                                   È mia sventura. (Artaserse parla più risoluto e Temistocle si leva)
 ARTASERSE
 Nulla mi devi?
 TEMISTOCLE
                              Tutto,
 fuorché la gloria mia.
 ARTASERSE
                                          Rendimi, ingrato,
 l’amistà che ti diedi.
 TEMISTOCLE
450Un dono di virtù, virtù mi toglie.
 ARTASERSE
 Rendimi il grado eccelso.
 TEMISTOCLE
                                                Il frutto e l’uso
 esser dovea tua gloria e non mia colpa.
 ARTASERSE
 Palmide ancor mi rendi.
 TEMISTOCLE
 Palmide? Oh dio! (Che sento?
455Patria! Amor! Gratitudine! Tormento!)
 PALMIDE
 (Sol la perdita mia fa ’l suo spavento).
 ARTASERSE
 Temistocle, a’ miei doni
 questo si aggiunga, un util tempo e breve. (Si leva e seco Palmide ancora)
 Vuol la Grecia il tuo sangue; io voglio il suo.
460Un rifiuto è tua morte;
 un assenso è tua sorte.
 Nel momento fatal, ch’è dono mio,
 pensa e risolvi. Addio.
 
    Addio, pensa e poi risolvi.
465Signor sei de la tua sorte;
 
    sciegli vita o sciegli morte;
 ti condanna o pur ti assolvi.
 
 SCENA V
 
 TEMISTOCLE e PALMIDE
 
 TEMISTOCLE
 Eccomi in un sol punto
 il più misero insieme e ’l più felice.
470Ti amai da che ti vidi. Han que’ begli occhi
 prevenuto Artaserse; e ’l suo comando,
 Palmide, nel mio core
 desta ardir, non amore.
 Ma qual sorte è la mia? Nel punto istesso,
475in cui mi lice amarti,
 mi vien tolto l’onor del meritarti.
 PALMIDE
 Rifletti al tuo periglio,
 non al tuo amor.
 TEMISTOCLE
                                 L’amore
 è ’l mio maggior periglio.
 PALMIDE
480Ma l’amor de la patria.
 TEMISTOCLE
                                            Ah! Che sol puote
 Palmide contrastarlo.
 PALMIDE
                                          Inutil gloria,
 se poi del più crudel fia la vittoria.
 TEMISTOCLE
 E che? Vorresti il prezzo
 esser d’una mia colpa?
 PALMIDE
485La tua virtù ti perde.
 TEMISTOCLE
                                         È peggior morte
 viver d’un’empietà.
 PALMIDE
                                       Degna la patria
 de l’odio tuo si è resa.
 TEMISTOCLE
                                          Eterno dura
 amor che ’l cielo impone e la natura.
 PALMIDE
 Ami Palmide adunque
490col più debole amor?
 TEMISTOCLE
                                         T’amo col giusto.
 Ti amerei col più vil, se reo ti amassi.
 PALMIDE
 Che pensi far?
 TEMISTOCLE
                              Morire e un cor serbarti
 libero d’ogni colpa,
 se pur colpa non è ch’egli osi amarti.
 PALMIDE
495Oh virtude!
 TEMISTOCLE
                         Oh beltade!
 PALMIDE
 Degna sei che ognun t’ami,
 degna che t’ami anch’io.
 TEMISTOCLE
 Ah, che questo amor solo
 mette in rischio la Grecia ed il cor mio .
 
500   Non dirmi che m’ami,
 se degno mi brami
 del caro tuo amor;
 
    il troppo diletto
 di avere il tuo affetto
505può tormi il coraggio,
 scemarmi il vigor.
 
 SCENA VI
 
 ARSACE e li sudetti
 
 ARSACE
 Duce.
 TEMISTOCLE
              Che arrechi, Arsace?
 ARSACE
 Dammi il tuo ferro. È d’Artaserse il cenno.
 TEMISTOCLE
 Eccolo.
 PALMIDE
                Iniqua legge!
 ARSACE
510Ne la tenda vicina
 m’impose il re la tua custodia.
 TEMISTOCLE
                                                         Addio,
 Palmide. Ha risoluto il ciel ch’io pera.
 Chi sa se più la sorte
 di rivederti avrò?
 PALMIDE
                                   Vattene e spera.
 PALMIDE, TEMISTOCLE A DUE
 
515   Vanne      spera                  tua costanza
               e                       e la
    Vado           spero            mia speranza
 
        tuo             disarmerà.
 il                fato
         mio             raddolcirà.
 
    Di                         ti serva
             conforto                      almeno
    Gran                     mi sarà
 
                                          mio
 che si nutra dentro al            seno
                                          tuo
 
          tuoi               giusta
 de’             mali                     pietà.
          miei              qualche
 
 PALMIDE
 
520   Quando il bene è a noi vicino,
 pur c’inganna la speranza,
 s’in un punto dal destino
 di disperde in lontananza.
 
 SCENA VII
 
 ARSACE
 
 ARSACE
 Come il cor d’Artaserse
525ad un tratto cangiò! Stimola l’ire
 Cambise e nutre il foco.
 D’un eroe forma un empio.
 Come occulto nemico,
 come spia della Grecia il re lo infama
530e vuol torgli il maligno e vita e fama.
 
    Dal livor, che freme in corte,
 la virtude è mal sicura.
 
    Là ritrova e là sostiene
 più nemici, allorch’è forte,
535e più macchie, allorch’è pura.
 
 Segue il ballo di soldati ateniesi, festeggianti la prigionia di Temistocle.
 
 Fine dell’atto secondo